Chiamare le cose con il proprio nome:
luce, spazio vitale, armonia con variazioni
per una casa che respira tutta la natura che la circonda.
Un percorso progettuale fluido ha spesso origine da committenti illuminati e dalla fiducia reciproca. In questo caso la comunione d’intenti con i padroni di casa ci ha condotti con armonia all’obiettivo: riportare alla luce la loro casa. Un attico soffocato da un precedente restauro figlio del suo tempo, che aveva depauperato le pareti tagliando fuori sole, luce naturale e le amate montagne.
Siamo partiti dallo studio degli spazi per renderli suggestivi e confortevoli, sopratutto grazie alla scelta di materiali di pregio da vivere, toccare, consumare; sono stati i materiali a dare vita all’architettura di stampo austero.
Ecco che la scala centrale diventa fuoco spaziale del soggiorno, le isole di marmo nero port laurent sono come grandi gocce che interrompono il fluire delle plance in rovere artigianale, il corrimano della scala al piano sottotetto racchiude in pochi centimetri tutta la dedizione al progetto, il camino centrale si fa imponente e iconico.
La casa come scenografia di una routine ma allo stesso tempo espressione del bello, con accenti sui particolari che raccontano il carattere e la cultura di chi la abita.
CONVERSAZIONE CON I PROPRIETARI, G.M., F.B.
BRAU: Ricordate com’era la casa prima dell’intervento di ristrutturazione?
G.M., F.B.: La casa era anonima, senza una sua identità; la precedente ristrutturazione aveva mortificato anziché esaltare le caratteristiche più salienti e cioè l’ampiezza degli spazi e la luminosità.
BRAU: Cosa volevate preservare della vecchia versione?
G.M., F.B.: In realtà nulla: la ristrutturazione è stata radicale per nostra volontà e la suddivisione interna è stata quasi completamente modificata per creare ambienti più ampi che prima erano sacrificati.
BRAU: Quali le vostre esigenze più impellenti?
G.M., F.B.: Godere degli spazi comuni. Oggi sono diventati abitabili, decisamente più adatti al modus vivendi della famiglia: in particolare la zona pranzo e cucina, il nuovo fulcro della convivialità familiare.
BRAU: Quanto è stato voluto dai progettisti, quanto da voi?
G.M., F.B.: L’architetto ha messo in opera e realizzato un progetto condiviso fin dall’inizio; la prima domanda che ci ha posto è stata quale fosse la nostra idea di casa e da lì il resto è venuto di conseguenza. La suddivisione degli spazi, i materiali, le finiture sono stati perfettamente coerenti con quanto deciso insieme.
BRAU: Tre parole che descrivono il vostro attico.
G.M., F.B.: Accogliente, confortevole, elegante.